Un gran bel film, diverso. Un film fuori dai soliti schemi, una visione eccentrica dell’America e delle vicende del mondo, in stile fratelli Coen, un cinema di opposizione. Non perdetevelo, questo mix di noir e poliziesco, nel profondo Missouri dove vige il razzismo e un assassinio con stupro rimane impunito. Sceneggiatura, cast e regia da Oscar, cinema allo stato puro.
“Tre manifesti a Ebbing, Missouri” è un film palpitante e inquietante, per immagini, passione, diversita’. Il regista è il britannico Martin McDonagh, al suo terzo film. Eccellente la prova dell’attrice Frances McDormand (guarda caso, nella vita reale moglie dal 1984 di uno dei fratelloni Coen, Joel), al punto piu’ alto di una carriera già di elevato profilo. La sua interpretazione di Mildred, madre proletaria, addolorata ma non in cerca di pietà, che non trova pace dopo il brutale omicidio della figlia, con annessi stupro e incendio del cadavere, le è già valsa il Golden Globe (quattro in totale quelli destinati a questo film), e la nomination per l’Oscar del prossimo 4 marzo nella sezione migliore attrice protagonista. Nel film, la donna chiede giustizia per la figlia, di fronte alle inefficienze della polizia locale, che invece applica un losco quieto vivere: pigra, forse coinvolta. Non c’è il colpevole, non c’è un sospetto, non c’è una pista da seguire. La mamma affitta allora tre grandi cartelloni pubblicitari e li piazza alle porte di Ebbing, cittadina nello stato del Missouri, cercando di scuotere le coscienze dormienti dello sceriffo (attore Woody Harrelson) e degli agenti del suo ufficio, alcuni anche violenti e razzisti. La presenza dei tre mega cartelloni crea clamore in città e l’indagine si riapre con risultati sorprendenti.
Il film è una specie di commedia nerissima, commedia in quanto c’è anche qua e la’ un pizzico di ironia che riesce a suscitare qualche risata tra il pubblico, pur nel bel mezzo di un drammone. Ma soprattutto “Tre manifesti ecc…” ha un valore civile altissimo. E’ un elogio della denuncia, un grido di vendetta contro i misteri irrisolti che purtroppo incancreniscono la vita sociale, una richiesta di giustizia e legalità troppo spesso negate. Un ritratto dell’America profonda, quella interna, fuori dal circuito delle citta’ “progressiste” delle due coste est e ovest (New York, Boston, Miami, e quelle della California), la America che ha un grande feeling con le armi, nasconde i delitti e insabbia la verità. E per una volta non c’è correttezza politica (alè).

 

 

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