Festival del vintage in questo ripescaggio di atmosfere anni ottanta, quando il mondo e l’Italia voltarono pagina, in parte senza rendersene conto. Commedia romantica multigenerazionale, “Nessuno come noi” del regista Volfango De Biasi è un’idea interessante che poteva esserlo ancora maggiormente se certi nodi della trama fossero stati sviluppati meno in superficie.
La storia di “Nessuno come noi” corre su due binari paralleli: l’amore giovanile e quello adulto. All’ombra di una bella Torino, sobria e con colori tendenti al grigio come sempre, seppure in quegli anni marchiata come “ridente cittadina affacciata sulla FIAT”, lo studente Vince(nzo), voce narrante del film (attore Vincenzo Crea), si innamora quasi senza speranza della insopportabile Cate(rina) la quale però ovviamente gli preferisce il nuovo amico del cuore, l’infame Romeo, che è figlio del docente universitario arrogante, bello e tenebroso Umberto (Alessandro Preziosi), che a sua volta tradisce la moglie con la bella Betty (Sara Felberbaum), la prof. di Vince, inizialmente abbacchiata e disillusa di suo causa naufragio del matrimonio, e quindi un po’ troppo “single per scelta”, ma poi non insensibile al fascino di Umberto, e quindi pronta a ricominciare con il docente che è quasi peggio del figlio. Incrocio di esistenze, genitori, figli, amanti, bisticci, passioni travolgenti, equivoci, mega-caos sentimentale: ma alla fine tutto si ricompone in vista del lieto fine, manco fosse un cinepanettone.
Alcune parti del film lasciano un po’ perplessi: qualche dialogo senza senso, padri che certificano passaggi all’età adulta senza molta logica, rincorse verso treni in partenza che vanno magicamente a buon fine.
Oltre a tutte queste pene amorose che in taluni momenti fanno scivolare il film da commedia a dramma, è divertente notare la passerella di alcuni simboli di quel decennio. Prima di tutto la cultura edonista dell’epoca; e cosi vediamo i due protagonisti amanti che, tra una crisi e l’altra, se la spassano immersi in bagni con schiume, candele, champagne. E poi musica anni ’80 (Spandau Ballet e “Teorema” di Marco Ferradini su tutti), griffe di moda, zainetti, piumini Moncler, musicassette, qualche progenitore di telefono cellulare dalle dimensioni preistoriche.
Luca Bianchini, autore del libro da cui è tratto il film, firma anche la sceneggiatura.