Cinepanettonisti di tutto il mondo: unitevi. E piangete!

Fino a qualche Natale fa, a cavallo degli anni 2000 e parecchio oltre, sia con Boldi che senza, e pur in un contesto mediamente greve e a volte volgare, De Sica in certe parti del film faceva letteralmente cadere dalla poltrona per le risate. Oggi, ricostituita la coppia come se niente fosse, la commedia non fa ridere, è quasi patetica. Massimo Boldi e Christian De Sica sono stati la coppia regina della commedia italiana per circa venti anni. Decine di milioni d’incasso e cinema presi d’assalto fino al 2005, anno in cui i due si separano rumorosamente. “Natale a Miami” di Neri Parenti fu il loro canto del cigno, fino alla clamorosa reunion di questo “Amici come prima” di fine 2018, film di cui De Sica è protagonista, regista e co-sceneggiatore (nonchè traino della coppia comica), e che vede Boldi nei panni del ricco milanese proprietario di hotel di lusso, che dà cene eleganti ma licenzia Christian direttore d’hotel, che si ripresenterà come badante tuttofare in abiti femminili. Ispirazioni e citazioni chiare riportano a “Mrs. Doubtfire” e al recente “Quasi Amici”. Christian interpreta la parte di Cesare, da tempo stimato direttore di un hotel di lusso di Milano, il “Relais Colombo”. Ma Luciana (Regina Orioli che prova faticosamente a parlare con accento milanese), la fredda figlia di Massimo Colombo (Boldi), storico proprietario della catena alberghiera, lo licenzia perchè sta rimescolando lo staff anche in vista di una imminente cessione delle quote della società a degli imprenditori cinesi. Rimasto senza lavoro, e non più giovanissimo per trovarne altri, venuto a conoscenza che il suo ex capo sta cercando una badante/escort che lo accudisca e “giuochi” anche sessualmente con lui, il tutto per 5000 euro al mese, Cesare si traveste da donna, trasformandosi in Lisa e si presenta al colloquio di selezione. Ovviamente viene assunto/a, e così Cesare è costretto a gestire e a tenere nascosta una nuova doppia vita: ancora direttore di hotel, a parole, tra le mura di casa, con moglie e figlio rimasti all’oscuro del suo licenziamento; e da anziana ma procace badante del penoso Massimo relegato su una sedia a rotelle.

Doppi sensi continui e per niente divertenti, battute volgari, palpatine varie, trivialità assortite, poca trama e quasi niente altro. Insomma è rimasta solo la parte che già era negativa, del vecchio filone cinepanettone. E per partorire questo risultato, ben quattro sceneggiatori! I quali hanno chiaramente imboccato la strada più semplice, quella tante volte percorsa dai tanto criticati ma divertenti cinepanettoni del passato, per suscitare ilarità di massa e a buon mercato: che ancora oggi si debba cavalcare il doppio senso sessuale, parlando prelaventemente di erezioni pur di strappare una risata, è abbastanza deprimente. Anche perchè il fisico e l’età dei due attori protagonisti che dieci-quindici-venti anni fa declamavano tali battutone, oggi sono un po’ diversi…. Proprio per questo, la parte meno brutta del film è quando i due abbandonano un po’ la parte più sfacciatamente sguaiata dei loro personaggi e si ritrovano in qualche momento più intimo.

Sempre molto bravo comunque Christian De Sica quando può gigioneggiare nelle fasi del film da “one-man show” più che da commedia corale.

In conclusione, se tra venti anni o giù di lì, la cosiddetta “cultura mainstream” deciderà, come periodicamente avviene per taluni generi di film inizialmente bollati peggio che B-Movie e poi rivalutati anche grazie ad un certo effetto nostalgia, di riportare in auge lo storico filone cinepanettone, ecco magari questo “Boldi – De Sica 2018” lasciamolo fuori.

 

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