In occasione della Giornata della Memoria di pochi giorni fa, diversi cineclub in Italia hanno offerto la proiezione di film e documentari fuori dai consueti canali di distribuzione. Abbiamo quindi assistito ad una produzione molto interessante, sia come soggetto, che come impianto filmico.

“Invisibili” di Claus Räfle del 2017, narra delle vicissitudini dei 7000 ebrei berlinesi che dopo la promulgazione delle leggi razziali, continuarono a vivere a Berlino, a dispetto delle asfissianti retate della polizia politica, dei controlli, e con la  complicità di tutti coloro che, nonostante fossero anch’essi ebrei, li denunciavano nella (vana) speranza di averne in cambio un trattamento di favore.

Le storie sono semplici, sorprendenti talvolta, e riguardano quei berlinesi che non condividevano il regime e lo dimostravano anche con gesti semplici. O addirittura rischiando in proprio per nascondere persone raccomandate da conoscenti, ma anche perfetti sconosciuti.

Fra loro un ufficiale della Wehrmacht, un magistrato della Corte dei Conti, una cassiera di cinema, una semplice affittacamere. Il regista, che nasce come documentarista, non indulge al facile sentimentalismo nè alla crudezza delle immagini, mescolando con notevole e sorprendente abilità le interviste ai reali protagonisti delle storie narrate, le riprese cinematografiche e immagini di repertorio piuttosto singolari e poco note di una Berlino prima dei bombardamenti, elegante, vivace, affollata e piena di traffico. Niente sfilate militari, nessun filmato del Führer, nessuna immagine agghiacciante dei campi. Ma il vagare in una città percorsa di notte da persone che non sapevano come nascondersi e dormivano sulle panchine non avendo un domicilio sicuro, bene attente a non farsi notare, tentando di mimetizzarsi, o alla ricerca di parenti e amici di cui non conoscevano il destino attuale o prossimo, in una apparente normalità di cinema aperti, negozi operativi, mezzi pubblici funzionanti, conferisce al film una componente ugualmente angosciante. I protagonisti sono tutti giovanissimi, alcuni neppure maggiorenni, e mostrano quel pizzico di sana incoscienza dovuto all’età. La speranza incrollabile che tutto finisca bene, di poter rivedere i genitori, ormai definitivamente persi, e  di poter tornare alla vita normale, beffandosi del regime.

Dei 7000 “invisibili” sfuggiti ai controlli sembra ne siano sopravvissuti 1500, certificati da testimonianze. Di altri non si sa niente, ma le stime non sono definitive, sia perché non tutti coloro che si sono prestati ad aiutarli si sono espressi, sia perché molti di entrambe le categorie sono fuggiti all’estero, volendo forse dimenticare questa terribile esperienza

Ma l’ottimismo traspare  dalle interviste ai veri protagonisti, ormai anziani, ma ancora incrollabili  idealisti, positivi testimoni di qualcosa che, loro sostengono, “non potrà ripetersi mai più“, proprio perché se qualcuno ha rischiato la propria vita per salvarci e “chi salva anche un solo essere umano, salva l’umanità”, significa che l’umanità ha fatto tesoro della Storia e dell’esperienza.

Resta  aperto un interrogativo altrettanto angosciante: siamo proprio sicuri che l’umanità abbia capito?

By manu52

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