Grande (anzi, non esageriamo, diciamo piu’ che discreto) Roman Polanski, come quasi sempre, a 84 anni, anche se qui c’e’ un po’ di gia’ visto: il tema del doppio, la artista che diventa vittima della ammiratrice in stile “Misery non deve morire”. Un film un pelo meno brillante dei recenti “Venere in pelliccia” e “Carnage” dello stesso regista, ma sempre con tracce evidenti del talento di Polanski. E’ la storia di un conflitto al femminile, una scrittrice famosa in crisi che viene letteralmente mangiata da una ammiratrice / ghost writer che la stalkerizza alla grande. Temi classici polanskiani, identità doppie, verità e finzione che s’intrecciano. Le donne in questione sono la solita Emmanuelle Seigner e la magnifica Eva Green. Una gara di bellezza e di bravura.

“ Quello che non so di lei” e’ il ventunesimo film di Polanski, da un adattamento di Olivier Assayas, quello del bellissimo “Sils Maria” e del molto piu’ dimenticabile “Personal shopper”. E infatti anche qui abbiamo due donne impegnate nell’arte della manipolazione. Una scrittrice famosa un po’ sfiorita ed in crisi creativa (Seigner) trova conforto in una scrittrice ghost writer (incarnata dall’inquietante e sensuale Eva Green) che un po’ alla volta le diventa amica, la seduce, la travolge fino a sostituirsi a lei, fino alla deflagrazione drammatica finale.

Romano mette in scena un thriller al femminile sullo sfondo appena accennato di una Parigi grigia, nella prima parte del film, con appartamenti e locali moderni abitati e frequentati da vippame vario e intellettuali in ambito cultura e mass media francesi. Nella seconda parte ci si trasferisce in una casa di campagna dove la scrittrice, ormai competamente tele-guidata dalla amicona, dovrebbe ritrovare la sua vena creativa ma sarebbe stato molto meglio per lei restare a Parigi, e possibilmente da sola.

Da notare che il film comincia con il primo incontro tra le due protagoniste, con la ammiratrice che arriva trafelata e con pochi minuti in ritardo, quando tutti sono andati via, alla presentazione di un libro della sua scrittrice-idolo, dopo che questa ha gia’ firmato centinaia di autografi e dediche ai lettori in fila; dopo qualche insistenza, pur essendo fuori tempo massimo, la ammiratrice riesce ad avere la sua dedica sulla copertina del libro. Ma evidentemente Polanski deve avere qualche problema con chi arriva appena oltre l’ultimo minuto utile: infatti cominciava cosi’ anche “Venere in pelliccia”.

 

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